Con il nuovo codice sulla crisi d’impresa, gli istituti di credito dovranno valutare gli “idonei assetti organizzativi, amministrativi e contabili” in via preventiva, per non rischiare di incorrere in responsabilità patrimoniali in caso di fallimento della società.
Le novità hanno delle ricadute sui professionisti, cui è richiesta la valutazione finanziaria dell’impresa, per verificarne il possibile rischio di insolvenza.
Centrale nella nuova norma sembra essere il cosiddetto risk governance per gli imprenditori che operino in forma societaria o collettiva.
Il ruolo degli amministratori
L’art. 378 introduce anche responsabilità per gli amministratori, chiamati a rispondere ai creditori sociali, in caso di inosservanza degli obblighi relativi alla conservazione dell’integrità del patrimonio sociale. Le conseguenze più significative riguardano le Srl.
Le banche e il credito
Le banche, in caso di deterioramento del credito, una volta accertato il capitale del rischio effettivo, possono agire tutelandosi e avviando azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori.
Ai sensi dell’art. 14, comma 4 a queste è imposto un obbligo di segnalazione agli organi di controllo societario, con importanti conseguenze qualora non venga correttamente recepito.
Le banche, prima di concedere il credito, dovrebbero quindi valutare il merito creditizio e anche gli adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili, pena la possibile corresponsabilità patrimoniale, in caso di fallimento della società.
In tal caso la banca potrebbe essere chiamata a rispondere della mancata valutazione preventiva. A queste è richiesto di inserire in un momento successivo le procedure d’istruttoria, con valutazioni “mirate” sugli assetti organizzativi, amministrativi e contabili.